Perché l’aria della Pianura Padana è così inquinata?
Perché l’aria della Pianura Padana è così inquinata?
In questo periodo invernale ricorrono spesso gli allarmi sull’inquinamento dell’aria nell’area della Pianura Padana.
A conferma della scarsa qualità dell’aria in questa zona, l’ultimo rapporto annuale dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) (dati del 2021) evidenzia la Pianura Padana una delle aree con l’aria peggiore d’Europa, con oltre 89 morti ogni 100mila abitanti attribuibili al particolato sottile (PM2.5).
In questo articolo parleremo delle fonti di questo inquinamento e perché la Pianura Padana è tra le zone più inquinate d’Europa.
In una classifica del 2021 sulle città più inquinate d’Europa con più di 50mila abitanti, le prime dieci posizioni italiane sono coperte da centri urbani della pianura Padana: sul podio troviamo Cremona, Padova e Vicenza.
Proprio a Cremona ,nel 2021, una centralina smog ha rilevato la concentrazione media annua più alta di PM2,5 del Paese, con 26 microgrammi al metro cubo, un microgrammo superiore ai limiti Ue e di oltre cinque volte superiore alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Perchè proprio la Pianura Padana?
Innanzitutto la Pianura Padana è una regione piena di città e molto popolata nonché densamente industrializzata, con la conseguente emissione di grandi quantità di sostanze inquinanti nell’atmosfera. A queste si aggiunge la conformazione geografica del bacino del Po e le condizioni meteorologiche ad essa legate.
Chiusa tra le Alpi e gli Appennini, la Pianura Padana è una regione in cui soffia poco vento e c’è un’alta stabilità atmosferica, ragione per cui le sostanze inquinanti presenti nell’aria ristagnano, non vengono disperse e hanno anche più tempo per reagire tra di loro e formare altri inquinanti. Inoltre, come conseguenza di ciò, quando in Pianura Padana non piove per giorni o settimane, all’orizzonte si vede quella foschia grigia che è causata principalmente dall’inquinamento e, specialmente, dal particolato atmosferico.
Tutto questo contribuisce ad avere un’aria nella Pianura Padana così inquinata.
quali sono le sostanze inquinanti presenti nell’aria?
Nello studio dell’AEA, sono presi in considerazione principalmente tre inquinanti: ossidi di azoto, ozono e particolato atmosferico
- ossidi di azoto: prodotti principalmente dai veicoli, dagli impianti di riscaldamento e dalle industrie ma anche dall’interazioni di queste sostanze con l’aria.
Sono pericolosi per la salute perché possono provocare disfunzionalità respiratoria e irritazioni delle mucose ma anche un aumento del rischio tumori.
- ozono: non è prodotto direttamente dalle attività umane, ma da una serie di reazioni chimiche che avvengono tra gli ossidi di azoto e l’aria.
Questo inquinante, presente al livello del suolo, può causare danni alla salute, soprattutto per chi è affetto da malattie polmonari.
- particolato atmosferico: sono i cosiddetti PM, cioè l’insieme delle sostanze solide e liquide sospese nell’aria in particelle piccolissime. La composizione chimica di queste polveri è molto variabile e quello prodotto dalle attività umane proviene principalmente dalle industrie, dai mezzi di trasporto stradali alimentati con i combustibili fossili, e dalla combustione di legna e carbone.
Quello più pericoloso per la salute è il PM2,5, poichè essendo molto fine riesce ad entrare nei polmoni ed arrivare al sangue.
quali attività sono le maggiori responsabili dell’aumento dei PM nell’aria?
Nelle città le attività umane responsabili della produzione di PM sono:
- la combustione di biomassa o legna (29%): di stufe e caminetti, ma anche delle pizzerie;
- la combustione prodotta dai veicoli (36%): proviene direttamente dal tubo di scappamento, anche se grazie alle tecnologie, come il filtro anti-particolato, le emissioni sono state ridotte.
Una grossa parte del PM viene, invece, prodotto dall’usura di freni, pneumatici e asfalto. Questo sottolinea l’importanza di ridurre i chilometri percorsi in auto!
- la combustione delle industrie o per il riscaldamento in abitazioni, negozi e uffici
non solo auto e industrie
Inoltre, nella Pianura Padana, un grosso contributo è dato dalle attività agro-zootecniche.
Il numero allevamenti intensivi è superiore alle media nazionale: nel Nord Italia ci sono i ¾ di tutti i capi di bestiame italiani, cioè circa 150 milioni di animali da allevamento.
Queste attività, soprattutto la gestione delle deiezioni zootecniche e l’uso di fertilizzanti, sono la principale fonte della produzione di ammoniaca (NH3), uno dei precursori fondamentali della produzione di particolato secondario.
Lo studio, prodotto dal progetto INHALE , un progetto dell’Università Bocconi, con il Centro Euro‐Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) e Legambiente Lombardia, ha analizzato l’impatto del bestiame sulla qualità dell’aria. Ciò che è emerso è che un aumento di un punto percentuale di bovini determina un aumento dell’1,8% nelle concentrazioni di ammoniaca e dello 0,8% nelle concentrazioni di PM10. Questo sottolinea, quindi, il grande impatto di queste attività.
Un dato positivo da sottolineare c’è. Negli ultimi decenni, infatti, le concentrazioni di inquinanti presenti nell’aria sono diminuite. Sia a livello italiano, che europeo, infatti, i dati raccolti tra il 1990 e il 2012, evidenziano un trend decrescente della presenza di particolato (sia PM10 che PM2,5), che degli ossidi di azoto e dell’ammoniaca nell’aria (come mostra l’Annuario dei dati ambientali 2013 di ISPRA)
Sebbene ci siano questi miglioramenti, rimane il fatto che la qualità dell’aria nel nostro paese è ancora, troppo spesso scarsa, con superamenti annuali dei limiti medi stabiliti dall’UE e dall’OMS.
Se da un lato, quindi, la morfologia, la geografia e le condizioni meteorologiche della Pianura Padana contribuiscono in gran parte alla scarsa qualità dell’aria, un grosso impatto deriva dalle attività umane.
Promuovere l’uso di bici o mezzi pubblici, ridurre gli allevamenti intensivi, usare fonti di energia rinnovabili per il riscaldamento delle abitazioni, sono solo alcune delle azioni che possiamo compiere per limitare l’inquinamento.